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Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia

Memoria è Futuro: Laurea di Fulvio Fortunato Gifono

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Oggi per voi, dalla galleria virtuale di Memoria è futuro, prima mostra nazionale dei beni archivistici e librari acquistati in Ufficio Esportazione (tenutasi a Milano fra la fine del 2019 e l'inizio del 2020).

Caracciolo Marino
Laurea di Fulvio Fortunato de G[i]fono
Diploma in pergamena
c.1
67x84,5 cm
Napoli
17 dicembre 1629
Miniatura in oro e colori

Indivdiuato in Ufficio Esportazione a Milano nel corso dell'estate 2019 e acquistato dalla Direzione Generale ARchivi (con destinazione finale Archivio di Stato di Avellino), Il diploma evidenzia nella sua sontuosità l’importanza che aveva l’Università napoletana.

Il diploma universitario di Fulvio Fortunato, che è privo del sigillo dell’Università che completava il documento, è configurato secondo la tipologia più antica in plano, a sviluppo orizzontale, che si afferma un po’ ovunque a partire dal Medioevo e che differisce dall’altrettanto diffusa, se non addirittura più frequente fra Seicento e Settecento, tipologia rilegata a libretto, di minori dimensioni e corredata di preziose rilegature in cuoio, che si attesta a Padova a partire dalla fine del XV secolo.

Generalmente tali diplomi sono piuttosto semplici e privi di eccessive decorazioni e sono stesi secondo un formulario ufficiale che si ripete pressoché invariato nei secoli, a partire dall’intitulatio, per seguire con la salutatio e la lunga parte che presenta il dottorando e i suoi requisiti, per finire con la professione di fede, la votazione del candidato e la sua nomina a dottore.

A differenza dei più noti e frequenti esemplari degli Studi universitari di Padova e Bologna, manca negli analoghi documenti dell’Italia meridionale l’invocatio iniziale che viene sostituita dalla citata professione di fede. Il diploma così completato veniva poi autenticato dal notaio, che con la sua sottoscrizione conferiva validità al documento, ovvero gli dava la sua forma giuridicamente completa che veniva infine perfezionata dall’apposizione del sigillo dell’Ateneo.

Il caso in specie rappresenta, per profusione di decorazione, uno dei più begli esemplari di diploma di laurea secenteschi. In un’epoca in cui la carta ha già ampiamente sostituito la pergamena e la stampa la scrittura a mano e le decorazioni miniate, i diplomi di laurea dal tardo Cinquecento in poi, dovendo sancire il ruolo professionale del singolo laureato che li riceveva, pur ricorrendo formalmente ad una struttura compositiva di tradizione secolare, non venivano stampati in serie, ma puntavano a presentarsi come un prodotto unico e irripetibile e pertanto continuavano ad essere manufatti e miniati, a riprova della loro ufficialità e importanza.
A volte poi, su richiesta, venivano personalizzati, con lo stemma di famiglia del dottorato o il suo ritratto, il santo protettore del candidato o il patrono del comune sede dell’Università, quale invito a mantenere alti, con la propria attività, la gloria della città di appartenenza e l’onore della propria famiglia.
Sempre tuttavia ricorreva nel margine superiore, l’immagine della Vergine che sovrastava il testo e fungeva da suprema protezione, raffigurazione che nel privilegio di Fulvio Fortunato consiste in una Madonna del Rosario, il cui culto era decisamente molto diffuso e seguito in ambito partenopeo e a cui era evidentemente devoto anche il neodottore di Giffoni. Altrettanto significativi sono gli altri santi rappresentati, Francesco, Antonio da Padova, Caterina d’Alessandria e il neo proclamato Carlo Borromeo, la cui devozione era molto popolare in città e che in parte s’incontrano anche nei pochissimi diplomi di laurea secenteschi di area meridionale caratterizzati da un’analoga composizione ornamentale finora noti.

Scheda di Raffaella Bentivoglio Ravasio e Sara Anselmo