Manoscritto membranaceo trascritto e miniato a Firenze nel 1337 appena sedici anni dopo la morte di Dante, è uno degli esemplari della Commedia di maggior pregio conservati oggi presso l’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana di Milano.
Copiato da Francesco di ser Nardo da Barberino nella sua variante scrittoria cancelleresca, a cui si accompagnano le eleganti miniature attribuite all’anonimo Maestro delle Effigi Domenicane, il Trivulziano 1080 si iscrive a pieno titolo nel gruppo di manoscritti noti come ‘Danti del Cento’ per il solidale aspetto codicologico, grafico e decorativo, anche se il testo risulta eccentrico rispetto alla vulgata di norma posta a base testuale del gruppo.
Riproduzione digitale integrale del codice al sito dell'Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana del Comune di Milano - Catalogo virtuale della mostra "Il Collezionismo di Dante in casa Trivulzio" (Milano - Castello Sforzesco 4 agosto - 18 ottobre 2015), a cura di Isabella Fiorentini e Marzia Pontone.
http://graficheincomune.comune.milano.it/…/danteincasatrivu…
Vi mostriamo la c. 70r
L’ultima cantica della Commedia dantesca si apre a carta 70r del codice Trivulziano 1080. Siamo ormai nel Paradiso e – come recita la rubrica miniata del manoscritto stesso – si tratta qui de’ beati, e della celestiale gloria, e de’ meriti e premii de’ santi.
L’iniziale miniata del Maestro delle Effigi Domenicane racconta per immagini il terzo regno attraverso l’incoronazione della Vergine al cospetto della corte celeste. Sotto, la scrittura di Francesco di ser Nardo da Barberino declama a imperitura memoria: "La gloria di colui ke tucto move per l’universo penetra et risplende, in una parte più e meno altrove."
http://graficheincomune.comune.milano.it/…/Cod.+Triv.+1080,…
Ph: Comune di Milano - Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana
Descrizioni: Marzia Pontone
